La lesson di oggi è all'apparenza molto semplice ma non fatevi trarre in inganno dai pochi ingredienti che la compongono, è sufficiente sbagliare una piccola mossa per ritrovarvi alle prese con un'imbarazzante"pizzottella".
Cominciamo
Pecorino romano grattugiato, diciamo un paio d'etti [sto considerando vi troviate a prepararla per una cenetta a due, magari a lume di candela con il vostro lui o la vostra lei] [se siete da soli dimezzate le dosi, va bene lo so, ci avevate già pensato].
Un cucchiaio di pepe nero [questo poi potrete anche metterlo a vostro piacere considerando il grado di piccante che riuscite a sopportare]
3 etti di tonnarelli all'uovo o, se non amate la pasta lunga, dei bombolotti rigati [prendono meglio il condimento]
Ora non dovete far altro che mischiare in una ciotola i due ingredienti base, preferibilmente con le mani [ritengo che in cucina lavorare gli elementi di una ricetta con le mani sia di gran lunga più pratico ed efficiente].
Nel frattempo avrete messo a bollire l'acqua alla quale avrete aggiunto un pugnetto di sale grosso [non esagerate altrimenti la cacio e pepe vi risulterà troppo salata e la vostra cenetta romantica la dovrete passare a bere e far pipì].
Quando bollirà verserete la pasta e la girerete di tanto in tanto.
Al momento di scolarla scanserete in una tazza un po' dell'acqua di cottura.
La pasta a questo punto è in una pirofila.
Non dovete distrarvi, questo è il punto più critico della lesson, concentratevi!
Cospargete di cacio e di pepe precedentemente mischiati e girate.
Versateci sopra pian pianino l'acqua di cottura.
Il preparato dovrà risultare ben cremoso e non avere grumi.
L'aspetto sarà pressappoco questo qui
Buona cena
Ne avrei bisogno.
RispondiEliminaDai che te ne lascio due fili....
EliminaSì, l'aspetto è molto bello.
RispondiEliminaÈ tra i miei piatti preferiti. Il sapore è ancora meglio dell'aspetto.
EliminaL'ho mangiata a Roma più volte: spettacolare.
RispondiEliminaManfredi Beruschi
Ora hai la ricetta. Provala.
EliminaGrazie, Rachel. La proverò nei prossimi giorni e ti farò sapere
RispondiEliminaSono sicura che questa volta tutti gli elementi si amalgameranno nel modo giusto.
RispondiEliminaScusa, non avevo fatto caso alle dosi. Più che tête-à-tête, penso intendessi ammucchiata.
RispondiEliminaErasmo non ti fidare mai delle dosi che scrivo, tendo sempre ad abbondare.
EliminaPrimo report sulla cacio e pepe: risultato non brillante per colpa del formaggio: era troppo fresco e l'acqua di cottura non si è amalgamata a formare la "cremina". Dovrò mettermi alla ricerca di pecorino romano stagionato, sarà difficile in questa terra di parmigiano e di grana.
RispondiEliminaCredo sia proprio una questione di formaggio...
EliminaUn segreto: prova ad aggiungere qualche cucchiaio di panna liquida al composto. Ti aiuterà fino a che non trovi il pecorino romano.
Ma no, a Milano il pecorino romano è facilissimo da trovare. Piuttosto, fai attenzione all'acqua che aggiungi, che sia bollente, perché la formazione di grumi è un pericolo concreto. Meglio anche non usare la pentola di cottura per l'operazione (la tentazione è forte), ma proprio una pirofila, come dice Rachel.
EliminaCredo che la prossima volta le verrà bene.
RispondiEliminaDici che ha usato la pentola di cottura?
No, non ho usato la pentola di cottura, ma una piccola zuppiera di coccio tenuta al caldo. L'acqua di cottura l'ho prelevata con un a tazza prima di scolare la pasta. Devo proprio cercare un formaggio ben stagionato.
RispondiEliminaO mangiarla a Roma.
EliminaEsatto, Rachel. Mangiare la cacio e pepe a Roma è il modo migliore per apprezzarla. Certe ricette le puoi gustare al meglio solo se le provi nei luoghi d'origine. Ti faccio un esempio banale con una domanda retorica: sarà mangiabile in una trattoria trasteverina la genovesissima pasta al pesto? Non credo che in una trattoria romana o in una partenopea saprebbero capaci d farla bene come la fanno in maniera insuperabile a Genova. La stessa cosa è per la cacio e pepe: né a Pavia, né a Milano, né a Venezia, né a Genova sarebbero capaci di farla come si fa a Roma.
EliminaManfredi Beruschi
A Rapallo ho mangiato lo gnocchetto al pesto piú buono in assoluto. Non sono mai riuscita a ripetere quel miracolo gastronomico.
EliminaAh, questo è sicuro! la prossima volta che ci capito mi precipito da Nonna Betta o dall'altro ristorante citato da Erasmo, ma di cui non ricordo il nome.
RispondiEliminaEra Ba Ghetto.
EliminaAltrimenti ti toccherá assaggiare la mia di cacio e pepe.
Ottima idea!
EliminaE lo so!
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