29 lug 2013
Tanti auguri un cazzo!!!!
"Questa è una delle tante vittime della repressione nazista di cui l'artista tedesco Gunter Demnig ha voluto tramandare il nome con le sue Stolpersteine (letteralmente tradotto significa "pietre da inciampo"): si tratta di cubetti di pietra, sparsi nei marciapiedi di tutta Europa, ciascuno con un nome inciso; in Italia ha incominciato da Roma, ricordando ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti, carabinieri che da qui furono deportati nei lager e lì morirono di stenti o furono uccisi. Zaccaria Di Capua , una volta arrestato, finì nel gruppo dei fucilati alle Fosse Ardeatine all'indomani dell'attentato di via Rasella." Fonte
Zaccaria era il trisnonno dei miei figli. Uno dei 335 innocenti massacrati alle Fosse Ardeatine con il sostegno di Erich Priebke
Zaccaria era un uomo molto forte, un partigiano. Fu preso per una spiata in via Andrea Doria il 16 marzo del 1944.
Il 16 ottobre del 1943 sua moglie Dora Piattelli era già stata catturata dai fascisti e deportata nei campi di sterminio nazisti. Mai più tornata.
Quando venne scoperto l'eccidio e furono chiamati i familiari delle vittime, andò la figlia maggiore di Zaccaria a riconoscere il padre. La sua testa era separata dal resto del corpo, una scena straziante.
Giulia non ama parlare di questa storia e di tutto quello che riguarda il periodo delle persecuzioni.
Pochi racconti siamo riusciti a tirarle fuori.
Noi ne facciamo comunque tesoro.
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Niente, son passato un paio di volte e quel "nessun commento" era disturbante.
RispondiEliminaHai ragione. Era un silenzio fastidioso E' importante che questo post venga letto e che si sappia che il numero 335 e' fatto di persone con una loro storia e con parenti strettissimi ancora viventi.
EliminaIl fatto è che a volte non si commenta non perché non si abbia niente da dire, ma perché non c'è niente da aggiungere (però è anche vero che in certi post il "nessun commento" disturba più che altrove)
RispondiEliminaBeh, il nessun commento giuro che in questo post in particolare gridava. Bentornata Barbara
EliminaNon avrei saputo esprimere meglio il concetto.
RispondiEliminalaura
Gia'. Era l'unico modo per sfogare la mia rabbia per "l'evento". Campare cosi' tanto e a spese nostre per giunta..
EliminaAvrei una storia da raccontare cara Rachel, ma non posso, sono cose ancora private. Se potessi, forse qualcuno riuscirebbe a capire che le vittime della ferocia nazista non sono solo coloro che sono morti, non sono solo i sopravvissuti, ma anche i loro figli, e i figli dei loro figli.
RispondiEliminaLa nostra storia è la nostra pelle, la nostra memoria è genetica. Ma forse è anche questo che ci dà identità: la nostra memoria, in fondo, è anche il nostro futuro.
C'è un bellissimo libro, "Le candele della memoria", di Dina Wardi: lei è psicoterapeuta, e le è successo spesso di avere in cura i figli dei sopravvissuti - sono loro le "candele della memoria" del titolo. E' un libro importante, che aiuta a capire molte cose di quelle che non sono sotto gli occhi di tutti, ma ci sono, e lavorano e rodono e scavano l'anima (poi qualche tempo fa, parlando di questo libro con un carissimo amico, ho scoperto che Dina Wardi è sua cugina, mentre lui ha scoperto che aveva scritto questo libro, cosa che ignorava totalmente).
EliminaDiemme lo so. Anche noi testimoni indiretti siamo vittime visto che ai nostri genitori hanno rubato l'infanzia.
EliminaBarbara credo che dovro' comprare quel libro. Purtroppo sull'argomento c'e' ancora tanto da approfondire.
Eliminaehm... il fatto di essere nella tua 'roll denota principalmente che hai pessimi gusti in fatto di lettura, eh!?
RispondiEliminaah ciao.
Evviva i miei pessimi gusti allora!!
EliminaAh, ciao :-)