Mio padre quotidianamente mi sollecita a bere ed io qualche volta lo prendo anche in giro per questo.
Domenica mi ha di nuovo raccontato di quando con Costanza Calò e sua zia Allegra andò alla stazione Tiburtina.
Il giorno prima, 16 ottobre, avevano strappato alle loro case gli ebrei per deportarli.
Mio padre aveva 14 anni ed accettò di andare a fare compagnia e sostegno a queste due signore.
Avevano tra gli altri preso sua sorellina tredicenne, Rachele.
Arrivati alla stazione la scena che gli si è presentata non è stata delle più felici: uomini, donne e bambini ammassati su dei carri bestiame.
Mio papà cominciò a chiamare a gran voce: "Nannarella!!!!! Nannarellla!!!!!", cosi' era chiamata affettuosamente la sorella in famiglia.
Lei lo senti' e lo richiamò col suo soprannome: "Papone!!!!! Papone!!!!! Ho tanta sete, portami un po' d'acqua!!!"
L'operazione era impossibile. C'era una fontanella ma nessun bicchiere o bottiglia. Avrebbe dovuto portarla con le mani ma sarebbe stato inutile.
Chiese ad un soldato, forse ufficiale, tedesco di poter salire anche lui sul carro con la sorella. Quest'uomo glielo impedì, forse mosso da compassione, e lo cacciò via regalandogli 2 lire.
Costanza Calò iniziò ad imprecare nei confronti dei tedeschi ed alzò loro anche le mani. Aveva su uno di quei carri 4 o 5 figli ed il marito.
Alla fine l'accontentarono e salì sul carro con loro. Non tornò mai più, ne lei ne la sua famiglia.
Neanche mia zia Rachele tornò.
Ora non me la sento più a prendere in giro mio padre per questa sua continua sollecitazione a dissetarmi.
Questo è un colpo basso! E per di più inatteso. Vuoi farci piangere.
RispondiEliminalaura
Son storie..piccole che vanno trasmesse
EliminaHai ragione, un po' inatteso
C'è questa cosa sul ricordo, sul ricordo d'una diversa sciagura, che credo ben si adatti.
RispondiEliminaDi loro mi rammento sempre e in ogni dove,
Di loro neppure in una nuova disgrazia mi scorderò,
E se mi chiuderanno la bocca tormentata
Con cui grida un popolo di cento milioni,
Che esse mi commemorino allo stesso modo
Alla vigilia del mio giorno di suffragio.
Si, in ogni dove e per sempre.
EliminaMi ritengo una giovane testimone considerando che questa storia l'ho raccolta da chi l'ha vissuta in prima persona.
Mio dovere riportarla.
No, non sono storie piccole: sono storie immense, che lasciano squarci immensi. Magari li ricuci, ma ogni volta che cambia il tempo fanno così maledettamente male, così maledettamente male...
RispondiEliminaQuesta storia difficilmente riesco a raccontarla per bene a voce. Regolarmente tutte le volte ci piango. Di episodi come questi ce ne sono tanti, bisogna solo trovare la forza di tirali fuori
EliminaAh, anch'io tante cose riesco a raccontarle solo per iscritto, a voce neanche ci provo (per esempio questa: http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2007/01/27/non_perche_oggi_e_il_giorno_de.html).
EliminaQuelle sulla camicia sono spalline militari?
Si Barbara, Tsahal. Papà ha combattuto in Israele fin dalla sua nascita, anche nella guerra di cui scrivi nel tuo post.
EliminaAllora dai un bacio per me al coraggioso difensore della nostra amata Medinat Israel.
RispondiElimina(PS: hai ricevuto la mia mail?)
Il bacio è stato recapitato.
EliminaLa mail l'ho vista poco fa. C' è posta per te Barbara :-)